CAMERA PER RICEVERE

Racconteranno di noi

Il noi definisce Giani e la sua bottega ma più in generale il gruppo degli artisti o degli artigiani che inizia a lavorare a Faenza già dal 1786.

I lavori di ricostruzione del Palazzo sono precedenti di qualche anno rispetto al periodo in cui Francesco Milzetti commissiona i lavori. Nel 1792 è suo padre Nicola ad avviare il cantiere affidando all’architetto Giuseppe Pistocchi i lavori di ricostruzione del Palazzo, danneggiato a causa del terremoto di qualche anno prima. Pistocchi lavora principalmente sulla facciata esterna caratterizzata da un inusuale gioco di chiaroscuro. L’architetto abbandona i lavori dopo poco il loro completamento perché è arrestato a causa dei suoi ideali giacobini, ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza che anche Giani condivideva.

La famiglia dei Laderchi gioca un ruolo fondamentale nelle dinamiche della vita di Francesco: sono loro a presentare l’Antolini al Conte e da questo incontro prende avvio il cantiere per il capolavoro che oggi possiamo ammirare.

Il cantiere del Palazzo mostra una nuova e diffusa idea di dimora aristocratica basata sulla funzionalità e sull’efficienza, in cui la rielaborazione degli ambienti dialoga perfettamente con la decorazione.

L’Antolini e Giani diventano amici Roma, ma non lavorano direttamente insieme nel Palazzo perché l’architetto, pur avendone realizzato i progetti, non assiste direttamente ai lavori, poiché impegnato con altre commissioni.